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Non ci sono viaggi, ma viaggiatori, non ci sono mete, ma itinerari. È quanto sembra suggerire Sterne nel "Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia" (1768), parodistico controcanto all'ossessione per il tema del viaggio che attraversa tutta la letteratura del Settecento. Il reverendo Yorick, già personaggio del "Tristram Shandy", è il maturo protagonista dietro cui l'autore cela la sua identità di anomalo ecclesiastico. Eroe e narratore, tentato ora dalla virtù ora dalla trasgressione, più che descrivere luoghi e monumenti, elargisce impressioni, sottigliezze, umori, ricordi di incontri: il frate e la gentildonna, il locandiere e la sartina, il giovane valletto ed ex tamburino e il vecchio ufficiale. Episodi minuti, quadretti di vita e di costume venati di humour non meno che di malinconia, in cui il sentimento è l'unica regola alla quale il viaggiatore conformi andatura e linguaggio. In un perfetto gioco di specchi, il fittizio Yorick, maschera di Sterne, produce Didimo Chierico, l'immaginario traduttore foscoliano che traghetta da una lingua all'altra questo gioioso elogio delle fughe dell'io nel mondo.